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La Grappa un prodotto tutto italiano

Con l’arrivo dell’inverno e le temperature che mano a mano diventano più fredde, ogni anno cerchiamo sensazioni calde e morbide che ci permettono di riscaldare a pieno il corpo e lo spirito.

Il caminetto, con le sue fiamme e lo scoppiettio della legna, ci coccola nelle serate bigie concedendoci il meritato riposo dopo una giornata di lavoro e di stress.

Alla ricerca del piacere, ci può accompagnare un prodotto tipicamente italiano, da gustare da soli od in compagnia, che ha radici e tradizioni che si perdono nella memoria dei nostri padri e dei nostri nonni: la Grappa.

Il suo nome è di provenienza incerta.

Nata dalla generosità della terra, è il distillato italiano più conosciuto al mondo e su di essa sono state formulate diverse teorie. Il termine sembra discendere dall’italiano antico, che indicava il grappolo d’uva con il termine “grappo”, mentre un’altra ipotesi sembra far risalire l’invenzione della Grappa ai Burgundi i quali, nel VI sec. d. C., attraversarono il Friuli e durante il loro soggiorno distillarono le vinacce, denominando il distillato prodotto con il termine “krappa”.

La sua trasformazione avviene già in vigna dove, dopo attenta selezione, le uve migliori vengono utilizzate per produrre vino e le vinacce risultanti sono trasportate immediatamente in distilleria.

In generale per ottenere una Grappa si segue il seguente procedimento: le vinacce, dopo la fermentazione, vengono separate dal mosto o dal vino e messe in un alambicco.

La vinaccia viene portata ad ebollizione “gradatamente” trasformando la parte liquida in vapore il quale passa attraverso un collettore a forma di collo d’oca immerso in un liquido refrigeratore dove si condensa e ritorna in forma liquida, la Grappa appunto.

La figura quasi leggendaria del Mastro Distillatore, è fondamentale in quanto interviene separando opportunamente le “teste” e le “code” dal “cuore” del distillato ed è il responsabile della qualità del prodotto e del suo successo nel mercato.

La Grappa si classifica nel seguente modo:

  • giovane o bianca (imbottigliata dopo un breve periodo di riposo in recipienti di acciaio o vetro);
  • invecchiata o vecchia (a riposo per almeno un anno in fusti di legno);
  • riserva o stravecchia (a riposo per almeno due anni in fusti di legno);
  • aromatica (ottenuta da uve aromatiche e semiaromatiche quali moscato, traminer, müller thürgau, ecc.)
  • aromatizzata (con aggiunta di erbe o radici o frutta).

Per gustare al meglio una Grappa, si utilizza un bicchiere di vetro sottile e panciuto a forma di mezzo tulipano, e si serve ad una temperatura di circa 8 – 10 °C se giovane, 15 °C se invecchiata e 18 °C se stravecchia.

Il colore deve essere limpido se è giovane, e nel caso dell’invecchiata o aromatizzata, le tonalità e sfumature devono essere concordanti con la tipologia.

All’analisi olfattiva deve essere fine e profumata e va bevuta a sorsi piccolissimi, schiacciandola con calma sotto la lingua ed il palato per consentire lo sprigionarsi dei profumi e poi durare a lungo in bocca dopo la deglutizione.

Varie sono le scuole di pensiero sugli accostamenti gastronomici adatti.

Sicuramente è ottima insieme a del cioccolato fondente con cacao al 65 – 75% o con delle praline ripiene di Grappa, con dei marrons glacés, o per aromatizzare dolci quali delle frittelle di carnevale o le frappe.

Molti la usano per i flambé ed altri con formaggi caprini e gorgonzola.

La Grappa insomma, bevuta con moderazione, può aiutare a concludere bene una giornata di festa in compagnia di amici e può essere il preludio ad un’interessante dopo cena romantico. 

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