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Dall’uva Itriola la bontà del Montefalco Sagrantino DOP

Conosci il Sagrantino di Montefalco DOCG? Sai veramente apprezzarlo? Con quali piatti gastronomici è meglio abbinarlo? In questo articolo sveleremo i segreti e la storia di questo antico vino.

L’Umbria, il rinomato “cuore verde d’Italia”, ha migliorato sensibilmente la propria immagine nel panorama vitivinicolo nazionale acquistando un ruolo sempre più importante.

In questa regione la vite gode di condizioni climatiche favorevoli, grazie all’ampia disponibilità di terreni collinari, in prevalenza di natura siliceo-argillosi e calcareo-argillosi di media fertilità, terroir idoneo alla crescita della pianta, che conferisce ai vini prodotti gran pregio e vivacità.

Il Sagrantino è uno dei simboli rappresentativi dell’Umbria, con la sua carica polifenolica difficilmente riscontrabile in altre uve a bacca rossa, che lo rende ideale alla formazione di vini di grande struttura e longevità.

Coltivato da secoli sui Colli Martani, ha trovato nel territorio circostante alla città di Montefalco, una sua dimora speciale.

Molti hanno tentato e lo fanno ancora a impiantare la vite di Sagrantino in altri luoghi, non riuscendo in alcun modo ad avere lo stesso livello qualitativo.

Il 16,7% della produzione di vino in Umbria è costituita proprio dalle denominazioni Montefalco (6,3% di Montefalco Sagrantino Docg e 10,4% di Montefalco Doc). Tra i principali importatori compaiono gli Stati Uniti (26%), la Germania (10%) e la Cina (8%).

L’apprezzamento del vino da parte del consumatore è verificabile dai numeri di bottiglie vendute nel 2017 che raggiungono quali i due milioni.

Il numero di ettari è passato da 66 del 1992 a oltre 760, e il numero dei produttori da 16 a più di 60, con la particolarità delle previsioni in costante aumento, che va di pari passo con l’innalzamento degli investimenti da parte di Istituzioni e Aziende, destinati ad un notevole sviluppo produttivo, inerente soprattutto alla creazione di strutture ricettive destinate ad accogliere un elegante e selezionato turismo enogastronomico.

LA STORIA
Seppur l’origine del nome Sagrantino non sia ancora certa, si può ipotizzare che derivi dall’uso del vino durante le cerimonie religiose; la tesi è sostenibile grazie ad un documento risalente all’inizio del secolo scorso in cui si afferma che “gli agricoltori ritengono il Sagrantino una vite importata in tempi remoti dai frati francescani dell’Asia Minore di ritorno dalla Spagna”.

Seguendo questo percorso storico, essi, giunti a Montefalco per condurre una vita semplice di preghiera e penitenza, nelle ore di otium, coltivavano gli orti con speciali varietà di piante pregiate prelevate durante i pellegrinaggi, tra cui la Nostra Vite, tuttora presente nelle zone adiacenti gli antichi conventi.

E’ facile immaginare come questa vite abbia oltrepassato la cerchia claustrale, fino a diffondersi nelle colline circostanti.

Da uno studio archeologico contemporaneo è stata avvalorata l’ipotesi che già Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia”, citando le qualità eccellenti (peculiaris) dell’uva itriola, si riferisse proprio al Sagrantino.

Lo scrittore romano sosteneva che questo tipo di uva veniva prodotta nel municipio di “MEVANIA”, nell’antichità comune di appartenenza proprio di Montefalco.

Se nel 1088 si scrive di terre piantate a vigna in Montefalco, risalgono al 1200 numerosi documenti che testimoniano la costante cura dei vignaioli riservata al campo piantato a vigna.

Dalla prima metà del 1300 le leggi comunali iniziano a tutelare vite e vino, dedicandogli interi capitoli e rubriche di statuti comunali.

Anche il minuzioso dipinto del pittore Benozzo Gozzoli “San Francesco predica agli uccelli e benedice Montefalco” del 1452, conservato a Montefalco nel Museo Civico di San Francesco, ci descrive un paesaggio rurale dove si possono cogliere tradizioni e innovazioni riguardanti la coltivazione della vite.

Ciò è di notevole valore storico poiché testimonia la tipicità della cultura vitivinicola della zona.

Il primo documento che cita ufficialmente il vitigno risale al XVI secolo (1500), ed è conservato nell’archivio notarile di Assisi e nel 1540 un’ordinanza comunale stabiliva ufficialmente la data d’inizio della vendemmia a Montefalco.

Il Sagrantino nasce come vino passito, ma si afferma nel vasto panorama internazionale per mezzo della tipologia “secca”, con un primo riconoscimento ottenuto all’esposizione di Perugia sui vini umbri del 1899.

Nel 1925, alla Mostra Enologica dell’Umbria, la cittadina è definita il centro vinicolo più importante della regione.

Il vino Sagrantino conquista la D.O.C. nel 1979, mentre la prestigiosa D.O.C.G. arriva nel 1992.

IL DISCIPLINARE DI PRODUZIONE
La zona di produzione del Sagrantino D.O.C.G. comprende l’intero territorio del comune di Montefalco e parte del territorio dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria siti in provincia di Perugia.

La resa massima di uva, ammessa per la produzione di vino a D.O.C.G. “Montefalco”, non deve essere superiore a 8 t. per ettaro di vigneto in coltura specializzata.

Il Sagrantino secco deve avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo del 13,0%, la resa massima dell’uva in vino non deve superare il 65%, e non può essere immesso al consumo se non dopo aver subito un invecchiamento di almeno 33 mesi, di cui 12 in botti di rovere.

Nella tipologia passito, deve avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo del 18,0%, la resa massima dell’uva in vino non deve superare il 45%, e non può essere immesso al consumo se non dopo aver subito un invecchiamento di almeno 33 mesi.

I periodi d’invecchiamento decorrono dal 1° dicembre dell’anno di produzione delle uve.

È tra i 5 e i 10 anni di vita che dà il meglio di sé, ma può arrivare tranquillamente anche ai 15 anni di invecchiamento.

IL VITIGNO
Vitigno autoctono umbro, il Sagrantino ha un grappolo di grandezza media-piccola, cilindrico, alato e poco spargolo.

L’acino è di forma sferica e di grandezza media, molto pruinoso e di colore quasi nero.

La raccolta dell’uva viene effettuata nella prima metà di ottobre.

LA DEGUSTAZIONE
Il Sagrantino Secco è di colore rosso rubino intenso, con riflessi violacei in gioventù, e tendenti al granato e all’aranciato con l’invecchiamento.

Ha un profumo intenso e persistente, che ricorda i frutti di bosco, la prugna, la vaniglia, le spezie ed il cuoio.

In bocca è secco, caldo, morbido ed avvolgente, di grande struttura e personalità.

Il Sagrantino Passito, accentua le sensazioni persistenti nella versione secca, con un colore impenetrabile dalla luce, dai profumi intensi di confettura rossa, frutta matura e secca.

In bocca è ampio ed avvolgente, e lascia un piacevole e suadente finale di mandorla.

GLI ABBINAMENTI GASTRONOMICI
La versione secca del Sagrantino, va servita a 16 – 18 °C ed è perfettamente abbinabile alla cucina contadina umbra, a base di salumi, piatti con sughi di carne quali gli strangozzi al sugo d’oca e di lepre, la tipica porchetta alla perugina (aromatizzata al finocchio selvatico ed arrostita con al suo interno i fegatelli del maiale), carni alla griglia, piatti al tartufo nero, selvaggina e formaggi stagionati.

Il Passito va servito a circa 12 – 14 °C e si accompagna perfettamente alla pasticceria secca, ai dolci alle noci ed alle mandorle, con il classico torcolo di San Costanzo, le fave dei morti, la rocciata di Assisi e la torta di Pasqua al formaggio.

Ottimo con i formaggi stagionati, come ad esempio il pecorino di Norcia, nonché come vino da meditazione.

Per un ottimo abbinamento consiglio i vini della Cantina Fratelli Pardi di Montefalco in particolare il Montefalco Sagrantino Passito DOCG e il Montefalco Sagrantino DOCG Secco.

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